di Danilo GALDINO

In spagnolo aspettare si dice “esperar”, perché in fondo aspettare è anche sperare… sperare in qualcosa di buono, sperare in qualcosa di meglio, sperare per non disperare. Nessuno ha mai quantificato quanto tempo della nostra vita passiamo aspettando qualcosa o qualcuno. La nostra esistenza si basa sull’attesa: dati alla mano trascorriamo gran parte della nostra vita quotidiana ad aspettare. Ad esempio, per chi vive a Roma un terzo della propria esistenza si trascorre in macchina nel traffico; circa cinque giorni all’anno si passano aspettando che il pc o lo smartphone carichi la pagina del sito che desideriamo visualizzare, troppo spesso si consuma e spreca tempo prezioso inutilmente.Attesa, attesa, attesa che si vive in questi giorni in casa Lazio.Attesa logorante e snervante non solo per i più impazienti e presciolosi, l’attesa di una risposta che ora dopo ora tarda ad arrivare. Un silenzio che genera malumore e crea spaccature dolorose, un silenzio ingiustificato che da adito a ipotesi e opinioni di ogni genere, un silenzio che va avanti ad oltranza da più di un paio di settimane. Il campionato italiano è terminato da quattro giorni, ieri sera si è disputata la finale di Europa League con la schiacciante vittoria del Chelsea di Maurizio Sarri per 4-1. Sabato sera a Madrid con la finalissima di Champions League tutta inglese, si concluderà definitivamente la stagione calcistica 2018/2019.Molti tifosi di tutta Italia, smaniano correndo dietro al turbinio di nomi degli allenatori più o meno conosciuti sbattuti sulle prime pagine dei giornali. Nomi frutto troppo spesso della fantasia di molti giornalisti e addetti ai lavori, ma mai come quest’anno il mercato allenatori è veramente un grande punto interrogativo condizionato da varianti imponderabili che si potrebbero palesare in qualsiasi momento.Simone Inzaghi da una parte, la società sportiva Lazio dall’altra, e un popolo intero a fare da spettatore a questa situazione sempre più fastidiosa. Resta? Va via? Prolunga? Firma con un’altra squadra?Anziché goderci queste giornate di gioia biancoceleste dopo una bella e importante vittoria di Coppa, dobbiamo dedicare gran parte dei nostri discorsi a questa vicenda. Fatta eccezione quando si cerca di riposare e rilassarsi, il silenzio non ha mai generato nulla di buono, perché da sempre chi tace non affronta, non risolve, non chiarisce. Guardando le foto di Simone Inzaghi in questi anni dove sprizza Lazialità genuina da tutti i pori, ci sentiamo tutti un po’ come Michelangelo Buonarroti, quando osservando il suo perfetto Mosè gli chiese: “Perché non parli?”. Sicuramente Simone rispetto alla scultura, non rischia una martellata sul ginocchio, ma questo suo inspiegabile mutismo sta provocando un distacco e un raffreddamento con una parte del popolo biancoceleste sempre più spiazzato e in balia di mille voci.La società ha espresso in più occasioni la volontà di proseguire un rapporto che va avanti da vent’anni, ha manifestato pubblicamente la voglia di sottoscrivere un nuovo contratto con un ingaggio maggiorato e la volontà di migliorare il deludente ottavo posto in campionato di quest’ultima stagione, e la domanda che ci stiamo facendo tutti è “perché non parla e non da una risposta o una spiegazione, a chi lo ha sempre sostenuto e apprezzato?”Inzaghi chiede determinate garanzie tecniche per andare avanti? È giusto che sia così, ma anche chi punta forte su di lui ne chiede altrettante da lui. In tutti i rapporti basati su stima e fiducia, le due componenti devono dare e ricevere ogni cosa in egual misura. Sicuramente qualcosa in questi mesi ha dato fastidio e non è piaciuto ad entrambe le componenti, tutti coloro che lavorano commettono errori, ma con chiarezza, onestà e unità di intenti, tutto può essere superato e sistemato.Anche se Simone è nato a Piacenza, dopo vent’anni nella Capitale dovrebbe sapere tanto della nostra città e del suo straordinario popolo. Un vecchio adagio recita che: “Parlà chiaro è fatto pe’ l’amici…”, e allora caro Mister parla, parla chiaro, parla a tutti gli amici e ai vari nemici che vivi da sempre, fallo con la schiettezza ed il garbo che ti ha sempre contraddistinto. Parla e fai capire a tutta la gente cosa sta accadendo, cosa desideri veramente, cosa sta succedendo, perché è l’unico modo per non intossicare un rapporto meraviglioso che ti unisce a tutti noi.La società è stata brava nel corso degli ultimi ventiquattro mesi a blindare con contratti pluriennali, tutti i giocatori più forti della rosa, quindi forte del potere contrattuale in essere può decidere senza alcun condizionamento cosa fare. Chi volesse strappare i nostri gioielli mai come in questi ultimi due anni, dovrà faticare parecchio e soprattutto presentarsi con montagne e montagne di soldi veri.Questa è una squadra forte che deve essere potenziata con innesti di qualità che vadano a puntellare un gruppo che è stato protagonista nelle ultime tre stagioni. Esperar e aspettar… aspettar e sperar… cercando di non farci travolgere e influenzare dai cattivi pensieri e dalle parole nocive e depotenzianti che leggiamo continuamente sui giornali e sul web, che poi sono le stesse parole che ascoltiamo nelle varie radio che si dedicano dalla mattina alla sera alle vicende biancocelesti.È inutile farsi il sangue amaro dietro alle tante cretinate che piovono sulle nostre teste, cerchiamo invece di goderci queste ultime 48 ore del mese più bello dell’anno per il nostro popolo: maggio con le sue date storiche, le sue ricorrenze e anniversari, è da sempre il mese più importante ed emozionante…
12 maggio…
13 maggio…
14 maggio…
15 maggio…
19 maggio…
26 maggio… e 30 maggio… a distanza di trentacinque anni il ricordo di quella notte è ancora vivo nella mente di TUTTI…Sembra quasi una dolce e piacevole cantilena, che riporta alla mente attimi di eternità che hanno contraddistinto e segnato la vita di tutti noi.“La Lazio mia, in cima ar mondo c’è la Lazio mia…”Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!

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