di Danilo GALDINO

“Extraterrestre portami via voglio una stella che sia tutta mia extraterrestre vienimi a pigliare voglio un pianeta su cui ricominciare!“
Per chi avesse ancora qualche dubbio figlio dell’invidia, del preconcetto e dell’antipatia personale, ieri sera per l’ennesima volta nella sua carriera, il più forte giocatore del mondo e tra i più forti e vincenti della storia del calcio, ha dimostrato che non è umano come tutti gli altri.
La storia del calcio ci insegna che pochi fenomeni del pallone, non hanno una bandiera, ma sono veri patrimoni dell’umanità, attraverso le loro giocate incantano e stregano tutti gli appassionati del gioco più amato e praticato nel mondo: Pelé, Cruijff, Maradona e Ronaldo, sono il calcio. È un piacere per tutti vederli giocare, sia per chi ha avuto la fortuna e l’onore di averli nella propria squadra, sia per gli avversari che li hanno incontrati.
Dopo aver segnato su rigore la terza rete, che decretava l’eliminazione di una super squadra come l’Atletico di Madrid del Cholo Simeone, Cristiano Ronaldo rideva felice come i bambini che corrono per ore e ore dietro a un pallone al parco, lo stesso sorriso di chi ama giocare a calcio ed inizia a farlo per la prima volta. La forza di certi fenomeni dello sport è la passione ed il rispetto che si nutre per quel primo gioco da bambino, nonostante si siano vinti cinque Palloni d’Oro e decine e decine di titoli di ogni genere, in certi campioni, c’è ancora il furor sacro e l’umiltà del primo giorno. In qualsiasi settore lavorativo, professionale, artistico o sportivo, persone così vanno rispettate, stimate e prese come esempio da tutti: amici, avversari, colleghi e compagni di squadra. Chi non riconosce i super poteri di certi extraterrestri, è solamente una persona piccola, insicura che si nutre e consuma della sua stessa invidia.
Quando il 25 agosto scorso, per la seconda giornata di campionato andammo allo Stadium di Torino e battezzammo il debutto di questo fenomeno portoghese nel suo nuovo stadio, eravamo tutti eccitati e curiosi, stimolati e desiderosi di vederlo all’opera da vicino e provare nell’impresa di non farlo segnare. Quel giorno la nostra tanto bistrattata difesa, riuscì nell’impresa di non far comparire il suo nome nel tabellino dei marcatori. Nonostante la sconfitta per 2-0 nessuno si permise di insultare un patrimonio dell’intera umanità sportiva, il rispetto e l’ammirazione che trasmettono certi campioni contagiano un po’ tutti, essere stati capaci di neutralizzare uno dei calciatori più forti della storia, era già una parziale soddisfazione. Chissà se tra cinquant’anni Fortuna Wallace seduto su una spiaggia brasiliana, racconterà a suo nipote di quando quel giorno riuscì a non far quasi mai tirare in porta il grande Ronaldo, o magari lo potremo raccontare noi al nostro di nipote.
Sicuramente chi è stato spazzato via dalla forza ed il talento di questo extraterrestre, non avrà lo stesso nostro sorriso nel ricordarlo. Basta chiederlo ai tifosi dell’Atletico Madrid o a quelli giallorossi che ancora non si sono ripresi dallo shock provocato dalle giocate e dalle reti subite dal portoghese.
Nella serata del 10 aprile del 2007 un giovane Cristiano Ronaldo si trasformò nel più brutto degli incubi dei tifosi giallorossi in quel primo storico 7-1 di Champions League. Al termine della gara dichiarò candidamente: “Quando eravamo sul 6-0 per noi, un giocatore avversario mi si è avvicinato e mi ha pregato di smetterla di fare dribbling, mi ha quasi supplicato di farla finita. Ovviamente, non dirò chi è stato. Altri suoi compagni, invece, mi hanno chiesto di spostarmi sul lato opposto del campo, mentre c’è stato qualcuno, decisamente con meno senso dell’umorismo, che mi minacciò e mi disse che mi avrebbe fatto del male. So che stavano biecamente cercando di farmi spaventare, ma questi commenti non mi hanno scalfito minimamente, perché ho continuato a giocare nello stesso modo”.
I grandi campioni onorano sempre il gioco del calcio, gli spettatori accorsi a vederli da ogni dove e assecondano quella voglia matta di giocare e divertirsi correndo dietro a un pallone.
Ieri sera Cristiano Ronaldo ha fatto sorridere tutti coloro che amano questo sport, tutti gli spettatori neutrali che amano l’arte ed il bello, l’extraterrestre portoghese ha spiegato e insegnato per l’ennesima volta cosa significhi essere il numero uno e fare sempre la differenza nei momenti che contano. Davanti ad fenomeno del genere tutti dovremmo prendere ispirazione e avere profonda ammirazione. Essere il più forte e dimostrarlo continuamente nel corso del tempo, implica estremo sacrificio ed umiltà, continuare a coltivare quella sana voglia di mettersi ogni giorno in discussione e a disposizione di chi si ha accanto.
In 119 anni di storia, anche il nostro popolo, ha avuto i suoi grandi campioni, magari non avranno vinto quanto Cristiano Ronaldo, ma ugualmente hanno fatto emozionare grandi e bambini, hanno onorato al meglio la maglia e si sono comportati da seri professionisti. Nel nostro piccolo ognuno di noi ieri sera guardando la tv avrà sognato di essere un Cristiano Ronaldo… CR7 al pari di pochissimi altri fenomeni che hanno fatto la storia è la magia del calcio, ma per noi inguaribili ammalati di Lazio nostra, Cristiano non varrà mai un Caicedo, semplicemente perché non ha il privilegio e la fortuna di giocare con l’aquila sul cuore…
Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!

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