di Danilo GALDINO

Ieri sera è iniziato il Festival della canzone italiana o più comunemente conosciuto come Festival di Sanremo. Nasce nel 1951 come una manifestazione canora in cui partecipavano in veste di concorrenti, ospiti o compositori molti dei nomi più noti della musica leggera italiana.
Nel corso del tempo l’aspetto qualitativo musicale è passato sempre più in secondo piano e questo importante palcoscenico è diventato sempre più uno strumento propagandistico delle varie lobby di potere e delle major musicali. Siamo passati tristemente dalle straordinarie performance canore di artisti leggendari come Domenico Modugno, Lucio Battisti e Mina, a veder sfilare sul palco di tutto: politici, belle donne sempre meno vestite, comici sponsorizzati dai partiti, pseudo cantanti conosciuti per i loro tatuaggi, i loro nomi d’arte particolari e non per i loro grandi successi musicali, atleti e volti più o meno noti. Molti di questi sono stati utilizzati come scimmiette ammaestrate da chi politicamente e finanziariamente detiene il potere del nostro paese.
Abbiamo visto di tutto sul palco del teatro Ariston, addirittura l’ex Capitano giallorosso ormai sparito da quasi tutti i radar mediatici e sempre più triste e sconsolato in tribuna d’onore accanto al mago del mercato iberico Monchi. In quell’occasione ironizzò su un piccione per irridere l’aquila e ciò che simboleggia. Certo, è comprensibile che possa accadere di scambiare un’aquila con un piccione. Capita a chi eccelleva con il pallone tra i piedi, ma ha sempre annaspato tristemente nell’ignoranza. Poteva accadere a chi scambia il latino con l’inglese, a chi non riesce a leggere fluidamente neanche il testo di un gobbo teatrale o a chi crede che il congiuntivo sia una patologia degli occhi.
Un vero romano dovrebbe sapere che nella storia antica l’aquila rappresentava il simbolo del potere di Roma, dell’Imperatore e dell’Impero. Icona di Giove, padre di tutti gli Dei, nonché dell’esercito, essa identificava la supremazia dell’Imperatore di Roma in quanto capo dell’esercito e Pontefice Massimo. In quanto simbolo del potere di Roma e di Giove, l’aquila venne utilizzata, per scelta del console Gaio Mario, come insegna di guerra ed assegnata a ciascuna legione romana. In battaglia e durante le marce era tenuta in consegna dall’aquilifero e la sua perdita poteva causare lo scioglimento dell’unità.
Pensare poi che “Mamma RAI” decida di far slittare le date delle semifinali di Coppa Italia, per evitare la concomitanza della diretta calcistica con le serate canore, rende questa manifestazione ancor più antipatica.
Povero Sanremo, poveri italiani, poveri amanti della musica e del calcio. Siamo passati da Totti a tutti… e guardando questa sessantanovesima edizione veramente a tutti tutti.
Di Festival in Festival… dal “Festival della canzone italiana” al “Festival del pessimismo biancoceleste”. Nel primo il Direttore Artistico di questa edizione è ancora Claudio Baglioni, nella seconda manifestazione sono risaliti in cattedra i soliti maestri d’orchestra della zizzania, artisti di grande talento della discussione depotenziante e interpreti conosciutissimi della cospirazione.
Dopo la grande vittoria contro l’Inter ed il successo di lunedì sera a Frosinone, è ripartita a tutto volume la musica demotivante e assordante che in molti amano suonare nel mondo Lazio:
“Questa squadra non ce la farà a reggere il ritmo di una partita ogni tre giorni…
Non ti dirà mica sempre bene come a Frosinone…
Bisogna fare delle scelte e rinunciare a qualche competizione…
Tra un mese esatto saremo tagliati fuori da tutto…
La rosa è corta e non competitiva per arrivare in Champions…
Anche l’Atalanta e la Sampdoria sono più attrezzate di noi, giocano molto meglio e hanno più chances di arrivare in Europa…”
Ssssshhhh… diciamolo a bassa voce e senza far troppo clamore, ma quest’ultima settimana l’abbiamo passata a ridere e gioire dei vari risultati maturati in Coppa Italia e in campionato. Certe sconfitte umilianti e alcune vittorie inaspettate, hanno fatto veramente tanto male a chi non ama l’aquila ed i colori del cielo.
Il “Festival dei cattivi presagi biancocelesti” o se preferite il Festival del chiacchiericcio, andrà avanti senza sosta fino alla fine del mese, con la speranza che qualche nostro insuccesso possa insieme al coloratissimo carnevale, lenire la delusione che serpeggia in molte redazioni giornalistiche e televisive.
La speranza degli organizzatori, dei direttori artistici, dei compositori, degli interpreti e degli ospiti di questa tediosa kermesse, è di tornare a veder perdere la Lazio nostra il prima possibile, ma non sarà così semplice come sperano, perché la Banda Inzaghi da ormai qualche settimana è tornata a suonare una musica armoniosa ed entusiasmante che trascina quasi tutti i cuori biancocelesti. Da qualche tempo è difficile scappare, c’è qualcosa nell’aria che non si può ignorare, è dolce, ma forte e non ti molla mai. È un’onda che cresce e ti segue ovunque vai.
Questa Lazio nostra è la musica, la musica ribelle, che ti vibra nelle ossa, che ti entra nella pelle, che ti dice di uscire, che ti urla di cambiare, di mollare le menate e di metterti a lottare…
Next Stop: Stadio Olimpico, domani sera a casa nostra!
Prossima Fermata: Empoli
Nessuno ci potrà fermare, nessuno ci potrà fermare…
Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!

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