“Dalla scuola allo stadio, il modo giusto per sostenere lo sport”. L’iniziativa promossa dalla Lazio è tornata tra i banchi di scuola. Quest’oggi Luiz FelipeWallace FortunaDanilo Cataldi e Joaquin Correa hanno fatto visita all’Istituto Comprensivo Roberto Rossellini di Formello. Con gli studenti, i calciatori hanno affrontato svariati temi, focalizzando la discussione sulla promozione della formazione della cultura sportiva, sulla diffusione dei principi legati ad una crescita psico-fisica sana, leale e non violenta, che educhi gli adulti del domani a comportamenti rispettosi dell’avversario e delle istituzioni.

Le parole di Joaquin Correa:

“Ci alleniamo tutti i giorni e giocare con la Lazio regala ogni volta sensazioni bellissime. Non ci sono mai stati episodi di razzismo o di violenza all’interno del nostro spogliatoio, non ho mai percepito nulla di simile. Sono orgoglioso del nostro gruppo, non si sono mai verificati accadimenti simili.

Ho siglato il mio primo gol da professionista a 17 anni ed ero in Argentina: non lo dimenticherò mai, è stato bellissimo e molto importante per me. È fondamentale coltivare dei buoni rapporti all’interno dello spogliatoio, con i compagni di squadra si trascorrono tantissime ore. Il nostro gruppo è forte e c’è un bel clima tra noi. Siamo tutti bravi ragazzi ed è fondamentale essere così dentro e fuori il campo.

Nella vita ci sono tante difficoltà come nello sport: ho lasciato casa mia da piccolo e sono stato lontano dalla mia famiglia, non è stato bello ma oggi sono contento di dove sono arrivato. Sul momento è stato spiacevole anche per i miei cari, avevo circa 11 anni quando sono andato via. Il primo gol? È stata una grande emozione, lo aspettavo ed è arrivato ad Udine: sono arrivato alla Lazio con una grandissima voglia ed è stata una bella rete ed abbiamo vinto. Giocare in casa è più bello e ti dà più forza, i tifosi ci stanno vicini ed è più emozionante giocare all’Olimpico”.

L’intervento di Danilo Cataldi:

“Svolgere la nostra professione ed allenarsi non è faticoso, ci vuole impegno per seguire i dettami del mister e di concentrazione. Quando si attraversano dei momenti difficili nel calcio bisogna sempre ricordare che questo sport offre sempre una nuova opportunità per riscattarsi, in questo modo si accantona la delusione per raggiungere altri obiettivi: non c’è mai voglia di arrendersi.

Lo sport unisce tutti, nel calcio ad esempio è un movimento internazionale nel quale si collabora e ciò aiuta a dimostrare a tutti che non ci sono pregiudizi o diversità: questo dev’essere di insegnamento. Il nostro è uno spogliatoio ricco di nazionalità diverse tra loro e non ci sono mai state problematiche tra noi. Lo sport può aiutare in tal senso. Essere apprezzati ed a volte insultati fa parte del mestiere: vestendo una sola maglia non possiamo piacere a tutti, ma allo stesso tempo è bello essere amati, dietro questo sport c’è un sentimento importante e vedere tanti sostenitori è bellissimo.

Io sono nato qui e sono cresciuto con la maglia della Lazio addosso, ho sempre sognato di arrivare dove sono adesso. Ho iniziato a giocare quando avevo circa cinque anni ed ero vicino casa fino ai 9 anni, poi sono arrivato alla Prima Squadra della Capitale ed ho fatto militato in tutte le giovanili per poi arrivare in prima squadra. I gol più importanti della mia carriera? Quelli siglati contro Udinese e SPAL: con i bianconeri, in Coppa Italia, ho siglato la mia prima rete da professionista, la cercavo da tanto tempo ed è stato molto bello, mentre con gli estensi ho messo a segno un altro gol molto importante al quale attribuisco dei significati particolari.

Ero piccolo quando ho indossato la prima volta questa maglia: è stata una bella emozione, venivo da un piccolo quartiere e mi sono ritrovato in un grande Club nel quale avrei voluto giocare da sempre. Per i calciatori stranieri è difficile comunicare in uno spogliatoio, ma quando si entra in campo si parla una sola lingua e tutti i compagni si aiutano tra loro”.

Le parole di Fortuna Wallace ai giovani studenti:

“Sin da quando siamo piccoli abbiamo lavorato tanto per diventare dei calciatori. Non pensiamo mai di essere arrivati al top della forma, bisogna sempre sapere che ci sono sempre dei margini di miglioramento ed è per questo motivo che ogni giorno diamo il massimo sul campo.

Grazie alla fama ora posso permettermi di comprare qualche giocattolo in più per mio figlio e di avere una disponibilità economica diversa, ma allo stesso tempo, ad esempio, quando sono in luoghi pubblici non posso stare tranquillo. Bisogna saper gestire queste situazioni perché portano a risvolti positivi e ad altri aspetti che lo sono meno.

La professione del calciatore scaturisce comunque dalla passione che si prova da bambino quando si gioca con il pallone: ho lavorato duramente per questo sport. Piano piano la dimensione è divenuta differente, dalla prima scuola calcio ai primi provini, e così la passione è diventata una professione. Non ho segnato molte reti con la Lazio, ma sono stati dei momenti meravigliosi nei quali mi sono sempre lasciato andare. Sono una persona molto emotiva, segnare inoltre non è facile e quando ci riesco è bellissimo”.

Infine, l’intervento di Luiz Felipe Ramos:

”Nel calcio le discussioni ci possono stare, ma il nostro spogliatoio è sempre stato unito. Non è facile perdere un derby, pensiamo a quella gara dall’inizio della stagione. Si tratta di una partita che nessuno vuole mai perdere, soprattutto per i tifosi che tengono molto alla stracittadina. Quando indossiamo la maglia della Lazio abbiamo una grande responsabilità, quando le cose vanno male spesso ci sono dei malumori nella piazza, ma dobbiamo essere preparati anche per questi momenti. Dobbiamo dare il massimo per affrontare questi problemi”.

(fonte: sslazio.it)

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