Lorenzo Minotti è intervenuto sugli 88.100 di Elle Radio, alla vigilia di Parma-Lazio, nella trasmissione Laziali On Air condotta da Danilo Galdino e Fabio Belli:

Credo che questo inizio di campionato per il Parma sia la continuazione di un sogno, considerando che i gialloblu sono stati la prima squadra nella storia a risalire direttamente dalla Serie D alla Serie A. L’acquisto di due-tre giocatori fondamentali come Bruno Alves, Gervinho e Inglese hanno permesso alla squadra di partire come meglio non poteva fare. Gli emiliani giocano un calcio concreto ed umile, a tratti danno anche l’impressione di subire l’iniziativa avversaria per poi ripartire con estrema efficacia.

La Lazio è una squadra ormai abituata ad esprimersi ad alti livelli, ma quando arriva una delusione come quella dell’anno scorso è normale soffrire un contraccolpo psicologico che si è ripercosso anche in un inizio di stagione contraddistinto da un calendario anomale, con qualche partita difficile di troppo. Credo però che quest’anno la squadra di Simone Inzaghi possa contare su una rosa più ampia e di maggiore qualità, che le permetterà di essere protagonista non solo in Serie A, ma anche in Europa.

Negli anni Novanta quando il mio Parma incontrava la Lazio ci trovavamo ad affrontare campioni di livello assoluto come Signori, Boksic e Casiraghi. Erano anni in cui la Serie A poteva vantare i migliori giocatori del mondo non solo nei reparti d’attacco, ma in tutti i ruoli.

La Nazionale e il calcio italiano stanno vivendo un momento molto difficile non solo a livello di risultati, ma in generale come movimento calcistico, difficoltà organizzative e di struttura. Bisogna modificare la strategia e di conseguenza arriveranno anche i risultati. Dopo aver toccato il fondo con il mancato Mondiale bisogna ripartire in maniera graduale, con pazienza e facendo crescere in azzurro giovani promettenti ma che non hanno ancora l’esperienza per essere immediatamente protagonisti in competizioni internazionali. Mancini è un allenatore che ha dimostrato di saper lavorare coi giovani, assumendosi anche delle responsabilità e dei rischi, e stiamo quindi provando a ripartire: la Nazionale italiana ritroverà un posto ai vertici del calcio mondiale però solo quando tutto il movimento calcistico del nostro Paese ritroverà credibilità.

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