di Danilo GALDINO

“Se le vostre azioni ispirano altri a sognare di più, imparare più, fare di più e trasformare di più, voi siete un leader.”
Queste parole del sesto Presidente degli Stati Uniti d’America, John Quincy Adams, rendono perfettamente l’idea di cosa sia una guida, perché in qualsiasi ambito professionale, lavorativo o aggregativo, la leadership di una o più figure è determinante, per motivare e trascinare tutti verso i traguardi più importanti e ambiziosi.
Nel corso degli ultimi 30 mesi, abbiamo scoperto con piacevole stupore che il vero leader della Lazio nostra ha un nome e cognome: Simone Inzaghi!
Un Laziale che settimana dopo settimana, partita dopo partita, vittoria dopo vittoria, con spirito di sacrificio e senza troppo clamore, si è sempre scrollato di dosso le critiche e la diffidenza che lo aveva accolto all’alba del suo percorso, guadagnandosi la stima ed il rispetto di tutti, o quasi…
Qualcuno dopo due sconfitte in quattro giorni aveva addirittura pronunciato o scritto la parola “esonero”, ipotizzando l’arrivo dell’ex C.T. della Nazionale Giampiero Ventura che da ieri è ufficialmente il nuovo allenatore del Chievo Verona.
Diversi Laziali dimenticano tutto con un battito di ciglia, sicuramente il calcio è spietato e spesso irriconoscente, ma mettere in discussione un allenatore che nonostante un calendario da incubo, si è piazzato dopo otto giornate al quarto posto in classifica, con cinque partite vinte e tre perse, è estremamente eccessivo.
Nel corso degli anni, il nostro Mister ha ispirato a sognare di più, a imparare di più, a credere di più, lui non si è limitato a dirigere come fanno i capi che impongono il loro ruolo, ma ha guidato tutti noi verso una rinascita portandoci a conquistare un prezioso trofeo, a raggiungere importanti traguardi, infrangendo parecchi record della storia biancoceleste. Come l’araba fenice siamo risorti dalle ceneri per l’ennesima volta. Lo spirito di reazione alle avversità dimostrato in questi ultimi due anni e mezzo dalla sua Banda, fa capire lo spirito che alimenta questo gruppo.
Simone Inzaghi, da iniziale soluzione di ripiego, si è dimostrata la vera manna dal cielo piovuta sulla testa di un intero popolo.
Oggi è il leader che tutti ascoltano e seguono, dai calciatori ai suoi collaboratori, dai tifosi più fedeli a quelli più tiepidi. In molti stanno aumentando esponenzialmente il carico delle responsabilità sulle sue spalle, in tanti chiedono a un serio e competente professionista di trasformarsi in mago con la barba bianca e la bacchetta magica, parecchi in modo poco leale già stanno alzando l’asticella delle aspettative ben sapendo le varie difficoltà che settimanalmente ci riserva il potente sistema del giuoco del calcio italiano.
Simone parla con i giocatori cercando di motivarli e convincerli a dare tutto per la sua maglia.
Quella maglia indossata per ben 196 volte in ogni campo d’Italia e d’Europa.
Quella maglia con cui ha vinto tanto in campo nazionale ed internazionale.
Quella maglia che ha sempre bagnato di sudore, di amore e addirittura con il sangue.
Quella maglia per cui fanno il tifo i suoi figli e sua moglie.
Quella maglia che indossa sotto la camicia e la giacca, come l’avesse tatuata su pelle.
Quella maglia che ha fatto amare e rispettare a tutti i suoi ragazzi.
Simone Inzaghi dispensa consigli, dirige, protegge, parla e sprona ogni singola componente del mondo biancoceleste.
Corre ad abbracciare i suoi giovani “compagni di squadra” dopo un goal, non manca mai di ringraziare tutti i tifosi presenti in ogni stadio dove gioca la sua Lazio, si batte e si comporta da Laziale in panchina, in campo, nelle sale stampa e davanti a microfoni e telecamere.
Simone Inzaghi nella sua breve carriera da allenatore ha già vinto tutto a livello giovanile e in serie A ci ha regalato vittorie ai derby, finali di coppe, qualificazioni in Europa, un trofeo come la Supercoppa Italiana, è riuscito a far registrare un sold out all’Olimpico nella notte del 20 maggio scorso come non accadeva da molto tempo.
Simone Inzaghi prima di entrare in campo allo stadio Olimpico, chiude sempre gli occhi e ripensa a quel rigore calciato davanti a 70.000 figli del suo stesso sentimento, mentre vede giocare al termine di ogni partita il suo piccolo Lorenzo, pensa che su quello stesso prato in quel 14 maggio del 2000, c’erano migliaia e migliaia di cuori trepidanti ed emozionati, in attesa di conquistare un incredibile scudetto.
Simone Inzaghi e tutta la sua indomita Banda meritano di essere sostenuti nel giusto modo da tutti noi, non da tanti di noi, ma da tutti.
Lo racconta la storia, ogni volta che ci siamo uniti e compattati tutti, nessuno è mai riuscito a fermarci, forse sono riusciti a frenarci e farci perdere del tempo prezioso, ma non potranno mai arrestare la nostra irriducibile forza ed il nostro amore incondizionato.
“Se le vostre azioni ispirano altri a sognare di più, imparare più, fare di più e trasformare di più, voi siete un leader.”
Noi sappiamo bene chi è il nostro condottiero e se ce ne sarà ancora bisogno, lo scorteremo fino all’inferno.
Simone è là che ti aspetta, pronto a sferrare un nuovo assalto a chi non ci vorrebbe nelle zone che competono a questa Lazio nostra.
In questi giorni di sosta per gli impegni della nazionale italiana, a Formello si lavorerà per ripartire domenica 21 ottobre al Tardini di Parma nel giusto modo.
Simone e la sua Banda, accompagnati dai soliti poeti guerrieri biancocelesti pronti a rilanciare l’ennesima sfida a tutto il mondo.
La forza della Banda per forza viene fuori…
Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!!!

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