di Danilo GALDINO

Dadi blu e dadi rossi… Difesa e attacco…
Un obiettivo da perseguire, una strategia da attuare, la conoscenza di paesi lontani e inesplorati. La fantasia al potere, la curiosità di scoprire, di arrampicarsi e prendere dagli scaffali i tomi dell’enciclopedia per trovare informazioni, curiosità e foto su quei posti sconosciuti e dai nomi impronunciabili. I computer, gli smartphone, internet, i motori di ricerca, non esistevano, quindi per conoscere uno stato lontano dai confini italici c’erano solo 3 opzioni: viaggiare, ascoltare i racconti dei viaggiatori e le parole dell’insegnante di geografia. Il mondo prima era molto più grande e le distanze sembravano più lunghe. Risiko non era solo un bellissimo gioco da tavola, ma era un vero e proprio allenamento per la mente e per il cuore.
Si giocava a fare la guerra e non si alimentava al di fuori di quel cartone rettangolare e colorato.
Urali, Jacuzia, Čita, Kamchatka, Siam… la conformazione geografica del mondo è cambiata tra guerre, rivoluzioni e interessi di vario genere. Anche la geografia del mondo del calcio è cambiata totalmente negli ultimi 40 anni. Nazioni e campionati lontani anni luce dalla nostra serie A, hanno colmato il gap tecnico, economico e mediatico, riuscendo a proporre calciatori di talento. Questo Mondiale in Russia vissuto da spettatori passivi e distanti, ci sta facendo capire tante e tante cose: Iran, Arabia Saudita, Marocco, Egitto, Australia, Giappone, Panama, Islanda, erano paesi conosciuti principalmente per spostare i carriarmatini colorati da un paese all’altro, o per chi aveva le disponibilità erano considerate mete affascinanti per viaggi e vacanze. Molti confondevano il Camerun con il Senegal, la Nigeria o il Congo. I più superficiali pensavano che in Africa si potessero fare solo safari e affari a buon mercato, e che non esistessero dei campionati di calcio.
Quando eravamo piccoli e giocavamo a Risiko, paesi come la Croazia, la Serbia, la Bosnia, il Montenegro o il Kosovo non erano presenti sulla cartina, e tutti i calciatori di quella fetta di territorio erano conosciuti come Jugoslavi. Quarant’anni fa Durmisi e Berisha non avrebbero mai vestito la maglia della Danimarca e del Kosovo, ma ugualmente sarebbero stati considerati giocatori tosti, di temperamento e con un’ottima tecnica di base. Quando eravamo spensierati e lanciavamo dadi rossi e blu, era impossibile immaginare un Mondiale senza l’Italia e l’Olanda, i calciatori più importanti di tutte le nazionali giocavano nel nostro campionato o ci sarebbero approdati al termine della competizione.
Ora è tutto ben diverso, e vedere dalla tv squadre come l’Argentina, la Germania, la Spagna o il Brasile, faticare e soffrire fino all’ultimo minuto, per strappare una qualificazione agli ottavi di finale, fa capire come il gioco più bello del mondo sia cambiato è diventato sempre più sport, fatto di atleti ben allenati.
Tra una partita e l’altra del mondiale giocato da altri, si vive in Italia un calciomercato particolare, dove la maggior parte delle squadre ancora non hanno iniziato il valzer delle cessioni e degli acquisti. Piano piano la Lazio nostra prende forma, e tra chi continua a dare per fatte e scontate cessioni illustri, chi ipotizza quattro-cinque nomi diversi al giorno di calciatori più o meno conosciuti, chi scalpita per tornare a respirare il calcio giocato, le giornate passano commentando principalmente ciò che si vede tutto il giorno dalla Russia.
È la settimana di Berisha, potrebbe essere la settimana di Acerbi, la prossima potrebbe essere quella di Felipe Anderson e il conseguente arrivo di altri giocatori.
Più verosimilmente la data che potrebbe innescare diverse trattative di mercato per la Lazio nostra e tutte le altre squadre italiane potrebbe essere lunedì 2 luglio, in attesa che passino i giorni e arrivino volti nuovi a Formello e nel campionato italiano, venga presentata la campagna abbonamenti, la nuova maglia, venga stilato il nuovo calendario della serie A, si capisca se rigiocheremo contro il Parma o verrà punito per illecito sportivo, se il Milan potrà giocare in Europa e risanare i gravi debiti accumulati, se ci saranno altri arresti e scossoni politici sulla vicenda dello stadio giallorosso di Tor di Valle, continuiamo a giocare con i dadi come un tempo e fantasticare su come potrebbe essere la prossima stagione.
Un’estate diversa da quella passata, dove in tanti detrattori confidavano nella “maledizione del secondo anno” che avrebbe dovuto colpire il nostro Mister, dove in molti ci preparavamo per giocare l’ennesima finale contro la Juventus, dove Keita Balde e Biglia ed i loro procuratori provavano a tenere in scacco la Lazio nostra. Era un’estate diversa da questa, molto più pesante e difficile rispetto a questa. Restiamo lucidi, attenti e concentrati, godendoci nel giusto modo la stagione più calda dell’anno. C’è chi lo farà sotto le Tre Cime di Lavaredo e chi invece trascorrerà un’estate al mare, ma ugualmente saranno giornate da vivere con la Lazio nostra nel cuore…
Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!!!

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